A cura di ADRIANA OBERTO
fotografie di ADRIANA OBERTO, GERARDO RAINONE, MAURIZIO ANFOSSI
italia, pinerolo (to)
Il Museo Storico dell’Arma di Cavalleria ha sede, per ragioni storiche e morali e per le lunghe tradizioni militari, nella città di Pinerolo, universalmente nota come “Culla della Cavalleria”.
La sale occupano un’ala dell’ex Caserma Fenulli, un tempo Principe Amedeo, già sede del Comando della Scuola di Applicazione di Cavalleria.
Inaugurato nel 1968, Il Museo si è arricchito di materiale storico assegnato dal Ministero della Difesa nonché dal contributo di Enti pubblici e privati.
E’ uno tra i più ricchi musei d’Arma.
La scuola
La struttura è stata per 100 anni, dal 1849 al 1943, scuola di Cavalleria. Insegnava il metodo di applicazione militare ad allievi italiani e stranieri.
La Scuola di Cavalleria di Pinerolo divenne famosa grazie ad un allievo, Federigo Caprilli, che scoprì un metodo migliore di equitazione.
Alla Scuola dell’Arma di Cavalleria, con sede a Pinerolo, fu da sempre riconosciuta l’eccellenza nella Mascalcia.
La Mascalcia altro non è che l’arte del maniscalco.
La Scuola di Mascalcia di Pinerolo era un vanto per l’Esercito Italiano e per l’Italia.
Le prime due sale sono dedicate al cavallo e ospitano una collezione di carrozze d’epoca. In origine qui si trovava la palestra dove si praticava la scherma.
Al piano terreno sono anche ospitati mezzi corazzati risalenti alle guerre più recenti e appartenuti nella quasi totalità all’Esercito Italiano.
Sempre al piano terra troviamo alcune selle riservate alla donne, che montavano ad amazzone.
Al fondo del corridoio di ingresso una piccola sala è dedicata al ricordo del sottotenente Luigi Fuccia, morto l’11 marzo 1937 nella Guerra di Spagna. La sala contiene, oltre alla giacca del sottotenente, il primo vero mezzo corazzato italiano – il CV35, con i fori di entrata e uscita del proiettile che uccise Fuccia e il suo compagno.
Nella sala accanto si trova il Sacrario degli Eroi, con i ritratti e le motivazioni delle 94 Medaglie d’Oro al Valor Militare concessi dal 1835 al 1993.
Lo scalone d’onore che collega i piani ospita i trentuno Stendardi colonnello della Scuola e dei trenta reggimenti dell’Arma esistenti nel 1915.
Il primo piano è dove si trovavano le aule di studio, nonché il Circolo Ufficiali.
Qui l’accento è posto sulla relazione uomo e cavallo. Vi si trovano uniformi originali sia da combattimento, sia da parata, copricapi (inclusi quelli col crine) e accessori. Non mancano gli strumenti e i calchi per la produzione degli elmi, che, come le divise, venivano prodotti su misura. I locali del Circolo Ufficiali ospitano una collezione di trofei, nonché una di preziosi stendardi. Numerosi sono gli elementi donati da militari anche stranieri.
C’è anche il cavallo dello stendardo del Reggimento Piemonte Reale Cavalleria, diventato portafortuna dell’asso dell’Aviazione Francesco Baracca e in seguito donato ad Enzo Ferrari.
Il secondo piano è dedicato alle due Guerre Mondiali, agli stendardi coloniali, alle armi bianche e da fuoco, nonché a preziose miniature (i “soldatini”) ambientate.
La scuola di Cavalleria di Pinerolo divenne famosa grazie ad un allievo, Federigo Caprilli, che scoprì un metodo migliore di equitazione. Federico Caprilli era amico di Emanuele Cacherano di Bricherasio e in generale della famiglia e si muoveva con disinvoltura nell’alta società.
Il Metodo Caprilli – definito come Metodo Naturale – è quello che, dagli inizi del secolo scorso, viene ancora usato nell’insegnamento della Cavalleria. Prima dell’introduzione del metodo Caprilli il cavallo veniva “forzato” tramite un morso particolare che lo obbligava a movimenti del tutto innaturali. Il Metodo Naturale di Caprilli si basa sul concetto che sia il cavaliere ad adattarsi al movimento del cavallo, e non viceversa. Con questo metodo, Caprilli riesce ad avere la “collaborazione” del cavallo, che, che non viene più spaventato, nè prova dolore. è famosa la foto di Federigo Caprilli che fa saltare al cavallo una sedia, così come lo è la sua posa con un braccio alzato.
La cosa più importante, ovviamente, è che da quel momento è possibile formare un cavaliere in un mese, anziché un anno. Federigo Caprilli riuscirà a saltare 2,08 metri nel 1902. Il record sarà poi battuto.
Ora nei concorsi ippici il cavallo non salta più in elevazione. Ancora 130 anni dopo Caprilli e il suo “sistema” sono tutt’ora attuali e presenti nella pratica dell’equitazione contemporanea.
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