A cura di ADRIANA oBERTO
fotografie e video di ADRIANA oBERTO, BARBARA TONIN, fabrizio Rossi, LEONARDO ROSSI, REMO TURELLO
Italia, TORINO
Per la prima volta in assoluto il Tour de France è partito da una città italiana e ha attraversato le regioni che hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia del ciclismo in Italia, superando montagne e pedalando tra paesaggi mozzafiato su percorsi ricchi di storia, arte.
video di Leonardo Rossi
La Grande Boucle
Questo termine ha il significato di “grande boccolo”, “grande ricciolo” ed è il termine tutto francese per indicare il percorso, che spesso infatti fa il giro della Francia, formando così una grande “boucle” intorno al paese. E questa “boucle” è molto estesa (3.484 km nel 2020 con un record di lunghezza che risale al 1926, con ben 5.745 km da percorrere!)
Il trofeo a Torino
Il trofeo del “Grand Départ” è stato esposto nei locali a piano terra della Regione Piemonte durante la seconda metà di giugno.
Il trofeo è stato istituito nel 2013 per commemorare la centesima edizione della corsa gialla, con l’intento di celebrare il passaggio del testimone tra i Paesi che ospitano la partenza della più grande corsa ciclistica internazionale a tappe. E così quest’anno, e per la prima volta, l’onore è spettato all’Italia e a Torino.
Il soprannome del Tour de France ha ispirato persino il titolo di un film, “La Grande Boucle”, diretto da Laurent Tuel e uscito nel 2013. Il film segue le vicende di François (interpretato da Clovis Cornillac), che completa le tappe del Tour con un giorno di anticipo rispetto ai veri corridori.
La carovana della corsa
Come da tradizione, la corsa è stata preceduta dalla sua carovana. Questa viene attesa con trepidazione dai tifosi, perchè molto colorata e allegra, nonchè per il lancio dei gadgets dell’edizione corrente tra la folla, che li richiede ad alta voce.
Purtroppo, probabilmente per il fatto che la sua partenza è stata ritardata, quello di Torino è stato un passaggio sottotono, ma pur sempre di alto impatto.
Quest’anno, e per la prima volta in assoluto, la competizione, che ha sempre toccato, per tragitti più o meno brevi, i paesi vicini: è partita da Firenze, ha attraversato gli Appennini tosco-emiliani (la prima tappa si è conclusa a Rimini), percorso la via Emilia da Cesenatico a Bologna, ed è ripartita da Piacenza il terzo giorno con meta Torino. Le prime due tappe sono state dedicate a due grandi del ciclismo italiano: Gino Bartali e Marco Pantani.
Come ha detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: “È un momento storico: storico che il Tour parta dall’Italia, storico che abbini Firenze, Bologna e Torino, ed è storico che la Piacenza-Torino sia la tappa più lunga, a testimonianza di come abbiamo lavorato per ottenere il massimo ritorno in termini promozionali per la nostra terra.”
Molti eventi sono stati organizzati a Torino e nella provincia, con esposizioni, mostre ed installazioni temporenee.
La corsa
La terza tappa – quella del 1 luglio – porta con sè un record: è stata infatti, con i suoi 230,8 km. , la più lunga del percorso di questa edizione.
Il percorso è partito da Piacenza in direzione Torino, passando per Tortona, in omaggio al grande Fausto Coppi. Durante il passaggio nelle Langhe, i corridori hanno attraversato alcune delle strade già conosciute dalla Milano-Sanremo. La tappa è culminata con uno sprint finale per velocisti dopo 231 km di gara.
I primi 65 chilometri si sono svolti in pianura, con i corridori che hanno affrontato un Gran Premio della Montagna a Tortona (1,1 km al 6,3%) dedicato a Fausto Coppi, vincitore del Tour nel 1949 e nel 1952. Successivamente, ad Alessandria c’è stato un traguardo volante, seguito dal Monferrato, dalle Langhe e dalle province di Asti e Cuneo.
A 75 km dal traguardo, i corridori hanno affrontato la salita della Côte de Barbaresco (1,5 km al 6,5%) e poi la Côte de Sommariva Perno (3,1 km al 4,6%). Nel finale, dopo una discesa non troppo impegnativa, gli ultimi chilometri sono stati prevalentemente pianeggianti con passaggi a Carmagnola, Carignano e Vinovo.
Da Stupinigi è iniziato un lungo rettilineo di oltre 7 chilometri, seguito dalle ultime due curve e dal rettilineo finale di Corso Galileo Ferraris a Torino, dove sono arrivati poco dopo le 17:00.
Alla partenza a Piacenza maglia gialla c’era Tadej Pogacar, un corridore che aveva già indossato la maglia del primo in classifica, avendo vinto la Grande Boucle nel 2020 e nel 2021.
Questa tappa non ha visto molti tentativi di fuga, ma la corsa ha cominciato ad intensificarsi con i primi due traguardi parziali. Il primo è stato il Gran Premio della Montagna a Tortona, una salita di quarta categoria dedicata alla memoria di Fausto Coppi: il norvegese Jonas Abrahamsen è stato il primo a passare, dopo aver tentato una fuga iniziale che è stata successivamente neutralizzata. Nonostante ciò, Abrahamsen ha reagito e ha attaccato su questa breve ascesa per guadagnare un punto e rafforzare la sua maglia a pois.
Subito dopo c’è stato lo sprint intermedio ad Alessandria, particolarmente significativo perché, non essendoci una fuga consolidata, erano in palio 20 punti per il vincitore. La volata è stata combattuta con il gruppo compatto, sebbene non alla massima velocità, ed è stato Mads Pedersen a prevalere su Jasper Philipsen e Bryan Coquard.
Pedalando tra i magnifici paesaggi del Monferrato e delle Langhe il ritmo è decisamente aumentato e si è avvicinato ai 40 km/h. Matteo Sobrero, che stava correndo a pochi chilometri da casa, si è aggiudicato il secondo GPM della giornata sul Colle di Barbaresco.
A 49 km dall’arrivo, Fabien Grellier del team TotalEnergies ha conquistato l’ultimo Gran Premio della Montagna, raggiungendo il culmine con un vantaggio costante di 49 secondi sulla linea di arrivo. Lo stesso Grellier ha mantenuto la sua azione solitaria fino agli ultimi 25 km da Torino, quando è stato raggiunto dagli inseguitori.
A questo punto si va diretti verso Torino, dove si prevede una volata di gruppo all’arrivo.
A poco più di 10 km. dall’arrivo cade Casper Petersen, che però di rialza velocemente.
Il finale è estremamente movimentato: prima la foratura di Mathieu Van der Poel e poi una caduta a circa 2 km dal traguardo, che ha coinvolto non solo chi è caduto, ma anche chi è stato costretto a rallentare.
Sul rettilineo finale, il team Lidl-Trek ha lanciato lo sprint per Mads Pedersen, ma è stato Biniam Girmay a emergere in modo deciso, conquistando una vittoria indiscutibile e pienamente meritata.
Girmay ha tagliato il traguardo davanti a Fernando Gaviria al secondo posto e Arnaud De Lie in terza posizione.
Biniam Girmay ha quindi fatto la storia vincendo la terza tappa al Tour de France 2024. È stato un giorno storico per il corridore eritreo della Intermarché-Wanty, poiché ha ottenuto la prima vittoria per il suo Paese alla Grande Boucle, dopo aver già vinto una tappa al Giro d’Italia 2022 a Jesi. Ancora una volta, le strade italiane hanno sorriso a Girmay, mentre Richard Carapaz ha indossato la maglia gialla, nonostante non ci siano stati cambiamenti significativi nella classifica generale del Tour de France 2024. Tuttavia, la somma dei piazzamenti ha premiato l’ecuadoriano della EF, che così è giunto alla guida nella classifica generale davanti a Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Jonas Vingegaard.
Video di Adriana Oberto
e Fabrizio Rossi
La quarta tappa, partita il giorno dopo da Pinerolo, in direzione della Francia passando per il colle del Monginevro, ha visto la vittoria di Pogacar in arrivo a Valloire.